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a. Teet. Certamente. For. E cosi secondo questo discorso, essendo manchevole di sè stesso, ciò che è verrà a non essere. Teet. Cosi appunto. ' For. E alla lor volta le cose ( 1 % diventano più di uno, quando ciò che è e il tutto abbiano ciascuno una natura separata. Teet. Sì. For Se il tutto invece non è affatto, questo stesso accade anche a ciò che è , ed oltre del I) non essere, (gli accade) pure di non poter, questo essere, diventarlo mai. Teet. Perchè? For. Ciò che diviene diviene sempre come un tutto, così che nè essenza nè generazione deve predicare come reale chi non pone il tutto tia le cose che sono. Teet. Pare veramente che la stia così. A For. E per vero neppure in una minima misura qualunque ciò che non è un tutto può essere. Perocché ogni cosa che è in una certa tavtoH $vfij)alvtt lo spiega: “ quandoquidem id quod non est totum, non pervenit ad sui perfectionein „. Ma questo concetto qui non ha luogo e fa parte dell’argomentazione seguente. (1) Kal iviIg ye al nJ.et'10 xù .jàvta ylyvstai. Bisogna guardarsi da prendere tu ntivta come sinonimo di tò Bjlov: qui ha il senso volgare: se esiste a parte l'essere ed esiste a parte il tutto, gli elementi costitutivi, a prenderli insieme U« ;tiivra), sono più di uno. Cfr.'poche linee sopra: xiù .7/u'oru iù nàvta ivis lotat. // sofis