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M .iq/ista. 183 Teet. Hai prnnosto una scelta difficile. For E 1 licl vi ri"iin > li< a 11 s ciò chfe è è in qualche modo uno , «Ci partecipazione, esso cj risulterà non esser più lo stesso che l'uno, e cosi tutte le cose sono più che uno (1). * Teet. SI. For. Eppure se ciò che è non è il tutto per C ciò che partecipi dell'unità (2), e il tutto poi veramente è, ciò che è si trova essere deficente di sè stesso (3). I può essere il tutto: se soltanto partecipa dell’uno si avrà una pluralità d’elementi. (1) Cioè torniamo alla pluralità degli elementi. (a) Kcd f '/*’ £“r Sv fi fitj ÒÀov Aià rò ntsrov- frivai rò bit' ixtlvov .Tci9og, fj di aitò tò BJ.ov, dvAei; ,i ìlv taviov gvppatvei. Congiungo strettamente fj /iti gjLov Aia rò .1671. cioè: se l’essere non è quell’intero che diventa intero per solo effetto di partecipazione all’unità. Nota la posizione della negazione fi ui), dove aspetteremmo uh fi, per la quale con maggior precisione si dice non già che l’essere non è ecc., ma che l’essere è diverso da ecc. Queste sfumature nella versione, se ha da essere intelligibile, vanno perdute. L’Apelt poi (Proteg. p. 10, in nota: anche Ritthr N. U. p. 21) ammette la possibilità anche di intendere aitò tò Bàov come predicato, cioè “ se l’essere non è il tutto per partecipazione ma è lo stesso tutto „. E grammaticalmente non c’è che dire, ma cosi non regge affatto la conseguenza che se ne tira : anzi se l’essere è anche il tutto, non che mancargli qualche cosa, si può dire invece che ne ha di troppo. (3) Perchè resterebbe esclusa da esso quella parte dell’essere che si ammette esser nel tutto. Così anche
- ! Campbkl.1. : I’Apelt invece (Prol. p. 10) évAeìg *ò Sv
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