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Il sojis/a. t8i sia che nome dell'uno, e questo, cioè l’uno, sia viceversa nome dell'essere (i). Teet. Di necessità. For- E che? 11 tulio (2) lo diranno una cosa diversa da ciò che ò uno, o lo stesso di questo? Teet. Come non Io diranno e non lo dicono? E (1) Luogo disperato: I’Apelt, seguito dal Burnet, scostandosi poco dai codd. legge: xal rò iv ye, tvòs Svopa Si urti roi> SvSftarog ai) tò tv Sv (T ivòg Sv ftàvov xal iovio. BW ivò; tv Bv ftdvov xal tod). Se la cosa e il nome sono lo stesso, tò iv vale il nome dell’uno, tvò$ tropa, ed insieme (ai) l’uno del nome (tv r06 óvófiatog). Grammaticalmente e logicamente vi pare interpretazione possibile? o non è piuttosto un bisticcio? Il Ritter (;V. U. p-15' seguendo il cod. T legge : xal rò fv ye Ivif 5>' ftàvov xal rovta òvóuarog, aitò (rò?) tv Sv, integrando però pur lui con Svofta e ov/tfHjoetai del periodo precedente; cioè l’uno diventerebbe soltanto noine di sè stesso, cioè nome del nome uno, mentre è pure lo stesso uno. Ma anche con questa interpretazione ci vedo poco chiaro. Mi sono perciò deciso per un’altra congettura dello stesso autore (ibid. p. 18), il quale, osservando con lo Steinhart che il soggetto deve essere rò Sv e non là Fv (la domanda prima era Bv xaXslté ti;), e modificando lievemente la di lui congettura e una analoga del Wagner, propone: xaì tò gv ye évàg Svolta òv xal covro Svoua Svi0$ ai, tò gv, Sv (o anche, ma, a mio credere, peggio: xal rottov toi) àvóuatog ai tò tv Svoua), e secondo questa ho tradotto, perchè questa si capisce e conviene al filo del ragionamento. (a) Tò BÀov è l'universo rappresentato da Parmenide come una sfera. Gli Eleatici dicono che il tutto e l’uno sono la stessa rosa ; ma se il tutto è una sfera, la sfera ammette divisioni, quindi parti, perciò non può essere l’uno, ma tutt’al più considerata nel suo complesso può aver il carattere (xd&og £%etv) di unità. FuccAnr.i i, Il Sofia*. ,6 182 // sofista.