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8 | Capitolo I. |
ai quali fu sottoposto. Chi ha pratica della lingua figurata e dell’arte di Platone intende bene che qui l’autore accenna ad un doppio lavoro letterario: il primo, il quale finisce con l’abbozzo scritto, ossia γραφή, del dialogo, contiene gli originari ὑπομνήματα; il secondo contiene la posteriore ripresa (figuratamente i nuovi viaggi per interrogar Socrate e i ritorni a casa) con un lavoro di miglioramento e di complemento (ὲπανωρθούμην)„. La geniale intuizione del Chiappelli è confermata ora dal papiro. L’altro prologo cominciava là dove il nostro finisce, e la storia tutta della ripetuta elaborazione, se venne premessa nel prologo attuale, per qualche cosa deve essere stata premessa.
Di questo s’accorse anche l’Anonimo, che al luogo citato continua1: “E pare che abbia scritto in forma drammatica il dialogo di Socrate che discorre con Teodoro e con Teeteto, e quindi, poichè c’erano molte intricate difficoltà, vi aggiunse il proemio, come fosse Euclide che riferisse a Terpsione ciò che aveva sentito da Socrate„. Ora per quanto le notizie che dà l’Anonimo, come bene avvertono i suoi editori, sieno di seconda o di terza mano, che Euclide sia un personaggio aggiunto nel prologo secondo, egli ce lo dà come un fatto che conosce: poteva essere dunque nella sua fonte. L’altra asserzione invece, che la forma drammatica fosse originale, non c’è dubbio che sia una mera congettura (ἔοικε). Ma è una congettura che non regge. Dice infatti Euclide nel prologo attuale, come nel redigere il dialogo egli per maggiore scorrevolezza sopprimesse tutta la parte narrativa e gli “egli disse„ o “egli rispose„, introducendo senz’altro i personaggi a parlare. Ebbene, a chi crederemo dei due? A Platone stesso o all’Anonimo? Ci può essere dubbio? Effettivamente facilità maggiore
- ↑ Ibid. II. 37-49: ἔοικε δὲ πεποιηκέναι μέν δραματικόν διάλογον τοῦ Σωκράτους προσδιαλεγομένου Θεοδώρῳ τε καὶ Θεαιτήτῳ, εἴτε ὲπεὶ εἶχεν πολλὰ ἀγκύλα προσέθηκεν τὸ προοίμιον, ὡς Εὐκλείδου ἀπομνημονεύοντος πρὸς Τερψίωνα, ὧν ἠκηκόει Σωκράτους.