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i66 Il sofista. XXVII. B For. Del mio signor me pertanto chi vorrebbe più tener conto? E prima infatti ed ora mi potrebbe trovare sconfitto quanto alla confutazione di ciò che non è. Perciò, come dicevo, la retta i formulazione di ciò che non è lasciamo di cercarla nel parlar mio; ma, via, consideriamola invece ora nel tuo. Teet. Come dici? For. Da bravo, mettiti di buona voglia, come giovane che sei, e quanto più intensamente ti vien fatto ti adopera, senza che a ciò che non è tu aggiunga affatto nè l’essenza, nè l'uijo, nè pluralità di numero, di pronunciare sopra di esso correttamente qualche cosa. C Teet. Dovrei avere proprio uno strambo de- ] siderio dell'impresa, se vedendo a te che cosa 1 è toccato mi mettessi io alla prova. For. Ma se vuoi, lasciamo stare te e me, e fin tanto che non c’imbattiamo in qualcuno che sia capace di far ciò, fino allora diciamo piut- , tosto, che questo briccone, che non è altro, di sofista s'è andato a nascondere in un luogo senza uscita. Teet. Pare veramente cosi. , For. Intanto se diremo ch’egli ha una specie