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ofista. non cominciamo daH'attribuir loro la pluralità C del numero? Teet. O che no? For. E quando ciò che non è, non viceversa l'uno? Teet. È chiarissimo. For. Eppure affermiamo che non è nè giusto nè retto tentar applicare ciò che è a ciò che non è. Teet. Dici verissimo. For. Vedi dunque che non è possibile pronunciare veramente nè dire nè concepire in sè e per sè ciò che non è, ma che esso è inconcepibile e indicibile e impronunciabile e inesplicabile ? Teet. Certissimamente. D For. Ma che forse io mi sia ingannato testé dicendo che io ero per dire su di ciò la più gran difficoltà? Teet. E che? Ne abbiamo da dire un’altra maggiore ? For. Bravo! ma come fai a non vedere già in quello appunto che s’è detto, che anche il confutatore è messo in imbroglio dal ciò che non è, così che ogni qual volta egli prenda a impugnarlo, sia costretto su di esso a dir cose che son seco stesso contraddittorie? Teet. Come dici? Sii ancora più chiaro. For. Non c'è da cercare chiarezza maggiore nel mio dire. Perocché io stessg che avevo ritenuto che ciò che non e non deva partecipare nè E dell’uno nè dei molti, testé ed anche ora l'ho