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162 | Il sofista. |
[D]For. Questo pure infatti ci è in qualche modo chiaro, che anche il qualche cosa, questa parola, la diciamo sempre per cosa che è. Perocchè soltanto dire, di per sè, come nudo e deserto di tutte quante le cose1, è impossibile. O no?
Teet. Impossibile.
For. Per queste considerazioni accetti dunque che è necessario che colui che dice qualche cosa dica una qualche cosa?
Teet. Sta bene.
For. Poichè certo ammetterai che qualche cosa [τὶ] è segno di uno, e il suo duale [τινέ] di due, e il suo plurale [τινές] di molti.
Teet. Come no?
[E]For. E colui che non dice qualche cosa è affatto necessario, mi pare, che non dica assolutamente niente.
Teet. Necessarissimo.
For. Neanche questo dunque si può concedere, che questo tale dica bensì, ma non dica niente; ma bisognerà affermare che neppur dica, colui che volesse provarsi a enunciare ciò che non è.
Teet. Così pertanto il nostro discorso sarebbe venuto a capo della difficoltà.
- ↑ Non si può dire senza dire qualche cosa. Così in Theaet. pp. 188 E-189 non si può vedere nè udire nè toccare nè opinare che qualche cosa, e in Parm. p. 132 B non si dà pensiero il quale sia pensiero di niente.