Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
154 | Il sofista. |
mostrando immagini di che che sia, fatte di parole, così da far parere che dicano il vero e [D]che colui che lo dice sia su ogni cosa il più sapiente di tutti?
Teet. Perchè non ci dovrebbe essere un’altra arte sì fatta?
For. E non è necessario pertanto, o Teeteto, che poi la maggior parte degli ascoltatori d’allora, come sia passato del tempo sufficente e sian più innanzi negli anni, accostandosi vicino alla realtà e costretti da triste esperienza a toccare apertamente la verità delle cose, cambino [E]le opinioni che prima si erano fatte, così da apparir loro piccolo ciò che 〈era〉 grande, difficile ciò che facile, e da essere rovesciate interamente tutte le parvenze, che erano state nei discorsi, per opera dei fatti che son sopraggiunti nella realtà?
Teet. Sì, per quanto posso giudicarne alla mia età: poichè credo di essere anch’io uno di quelli che stanno ancora a distanza.
For. Perciò noi tutti, quanti siamo qui, tenteremo e già tentiamo di tirarti senza quei [225]travagli più vicino. A proposito dunque del sofista dimmi questo: non è egli già chiaro che sia uno degli incantatori, poichè è imitatore della realtà? o siamo ancora incerti, se là ove par capace di contraddire1, di ciò sia proprio vero ch’egli abbia anche la scienza?
- ↑ ἀντιλέγειν. C’è una piccola incongruenza con p. 26 A, dove l’arte del sofista non è l’ἀντιλογική ma una sua sottodivisione, τὸ χρηματιστικὸν γένος τῆς ἐριστικῆς: ad ogni modo nell’ἀντιλογική essa è sempre compresa.