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148 | Il sofista. |
Teet. Non c’è dubbio.
For. Vediamo dunque intorno a che cosa anche affermano costoro di rendere capaci gli altri a contraddire. E il nostro esame si rifaccia [C]da capo a questo modo: su via, intorno alle cose divine, quante ve n’ha di oscure per i più, forse che essi rendono capaci di far ciò?1
Teet. Si dice infatti di loro anche questo.
For. E su quelle che pur son manifeste2 della terra e del cielo e altre cose di questo genere?
Teet. Come no?
For. Così pure nelle conversazioni private, quando si dica qualche cosa in generale intorno al divenire ed all’essere, lo vediamo bene che nel contraddire e sono forti e sanno far capaci anche gli altri di fare ciò che essi fanno.
Teet. Senza alcun dubbio.
[D]For. E sulle leggi e su tutte le altre cose politiche, o che non promettono essi di farci buoni ad agitar controversie?
Teet. Infatti nessuno per così dire discorrerebbe con loro, se non promettessero questo.
For. E così intorno a tutte le altre arti e a ciascuna, che cosa l’artefice stesso deva rispon-
- ↑ Cioè di disputare e contraddire. Protagora, Trasimaco, Critia, Diagora Melio sono i nomi più segnalati tra quanti combatterono la religione tradizionale.
- ↑ φανερά, cioè che si percepiscono, in opposizione alle cose più propriamente divine, o religiose, che sono oscure (ἀφανῆ).