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4 Capitolo I.

La scena del Teeteto è a Megara. Euclide ha appena incontrato Teeteto che veniva trasportato in fin di vita, ferito e malato dal campo di Corinto ad Atene, quando simbatte in Terpsione: gli dice il caso di questo povero giovane, e, come succede, lo compiangono; un giovane di cui Socrate aveva mostrato tanta stima, e che dava tante promesse! Aveva infatti Socrate, parecchi anni prima, riferito ad Euclide un certo dialogo in cui Teeteto aveva avuto una parte notevole, e poichè gli era tanto piaciuto, egli, Euclide, lo aveva posto in carta. — Entriamo dunque in casa, dice, e facciamocelo leggere. — Entrano e si legge.

Il luogo in cui si immagina svolgersi il dialogo letto è una palestra, verosimilmente il Liceo1; interlocutori sono Socrate, Teodoro cirenaico e Teeteto, che dà nome al dialogo: vi assistono pure altri giovani, tra i quali se ne nomina2 espressamente uno, omonimo del protagonista, Socrate il giovane, che però non parla mai. La discussione è sostenuta tutta da capo a fondo dal vecchio Socrate, il quale argomenta con Teeteto e in parte con Teodoro; e il tipo del dialogo meraviglioso, oltre la perfezione dello stile, presenta le due caratteristiche più salienti del metodo socratico, cioè la majeutica e la conclusione essenzialmente negativa: la conoscenza, che ne è la ricerca fondamentale, non è nè sensazione, nè retta opinione, nè retta opinione accompagnata da ragione; ma che cosa sia non si dice. Viceversa quanto vivamente drammatico, come tutti i dialoghi in cui Socrate è protagonista, altrettanto, specie nella seconda parte, il Teeteto è rigorosamente dialettico: esso potrebbe servire d’introduzione pratica allo studio della filosofia meglio di qualsiasi propedeutica teorica; e qui col Sofista e col Politico c’è analogia di metodo e di spirito.

Finito di discutere, tirata la somma, il Teeteto termina



  1. Cfr. Euthyphro, p. 2 A.
  2. Pag. 147 D.