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132 | Il sofista. |
la specie lucrativa dell’arte disputatoria, 〈che è parte〉 della contraddittoria, 〈e rispettivamente〉 di quella delle controversie, della contenzione, dell’agonistica, dell’acquisitiva.
Teet. Precisamente.
XIII.
For. Vedi pertanto come si dice vero, esser questa una fiera diversa e da non potersi prendere, per modo di dire, con una mano sola?
Teet. Bisognerà allora con tutt’e due.
[B]For. Bisognerà infatti; e per quanto si può, s’ha da far così, andando dietro a una certa sua traccia 〈che dirò〉. Dimmi pertanto: ci sono certe parole che adoperiamo in famiglia?
Teet. Sì, e molte; ma di quali di queste molte mi domandi?
For. Di questo genere, come colare, stacciare, squassare, sceverare1.
Teet. E che perciò?
For. Ed oltre di queste anche cardare, filare, batter la tela con la spola, e infinite altre tali ne conosciamo applicate alle arti. Non è vero?
- ↑ καὶ διακρίνειν è lezione sanissima, come mostra se ce ne fosse bisogno, il confronto con Polit. p. 282 B. Il qual luogo spiega e integra questo, in quanto all’arte che divide, qui definita, si oppone l’arte che congiunge: notisi ancora che l’arte discriminativa qui non è posta in alcuna relazione con la distinzione fondamentale delle arti in produttive e acquisitive.