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Il Sofista. | 127 |
chiamarla con un nome ridicolo bensì1 non meno di quello di prima, però ad ogni modo, essendo vendita di cognizioni, con qualche nome che sia fratello della cosa.
Teet. Senza alcun dubbio.
For. E di cotesto spaccio di nozioni quello che si riferisce alle nozioni delle altre arti si [C]chiamerà con un nome, e quello che alla virtù con un altro.
Teet. Come no?
For. Spaccio d’arti [tecnopolica] pertanto sarebbe nome conveniente quanto a quella: sforzati ora tu di dire il nome di questo.
Teet. E che altro nome potrebbe uno darle senza paura di sbagliare, se non che sia questo appunto ciò che ora si cercava, la specie sofistica?
For. Nessun altro. Ebbene, ricapitoliamo ora e diciamo che la sofistica ci è risultata in secondo luogo2 uno spaccio di discorsi e di nozioni di virtù, 〈che è parte〉 della mercatura dello [D]spirito, 〈la quale alla sua volta è parte〉 della mercatura in grande, 〈e così rispettivamente su
- ↑ Il nome ridicolo di prima era ψυχεμπορική = mercatura dello spirito, — parola stramba anche in greco, e che non si può tradurre con una parola sola neppure strambamente. Il nome non meno strambo sarà poi μαθηματοπωλική, che dobbiam pur diluire in una parafrasi: = spaccio di nozioni.
- ↑ È la terza ricapitolazione (cfr. le due prime a pp. 221 B e 223 B), e la seconda definizione del sofista: un mercante di cognizioni. Ne ho rovesciato l’ordine a scopo di chiarezza.