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Il Sofista. 125

Teet. C’era di fatti.

For. Di quella degli scambi vogliamo pertanto ammettere due specie, quella che dona e quella che traffica?

Teet. Ammesso.

For. Ebbene, quella che traffica diremo alla sua volta che si ha da dividere in due.

[D]Teet. Come?

For. E se ne ha a parte quella dei produttori che vendono direttamente, e quella che scambiando opere altrui è commercio di permuta.

Teet. Precisamente.

For. E che poi? Del commercio di permuta lo scambio che avviene in città, che è, si può dire, la metà della specie1, non si chiama il mestiere dei rivenduglioli?

Teet. Sì.

For. E quello che si fa da una città all’altra comprando e vendendo, mercatura?

Teet. E perchè no?

[E]For. E della mercatura non possiamo notare che una parte vende e scambia per denaro ciò di cui il corpo si nutre o si serve, l’altra ciò che serve all’anima?

Teet. In che senso dici questo?



  1. È una dicotomia come le altre: 1) commercio minuto in città, 2) commercio tra città e città; e non contiene nessun apprezzamento statistico sull’importanza degli scambi cittadini. Questa e la seguente definizione del sofista trovano un riscontro molto stretto in Prot. p. 313 C sgg. Il qual luogo qui si può dire parafrasato con aggiunte più precise determinazioni.