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108 Il sofista.

cuno dei giovani, questo Teeteto qui, o anche degli altri, se c’è chi ti garbi.

For. O Socrate, io sento una certa ritrosia, per la prima volta che mi trovo ora con voi, a non tenere la conversazione sminuzzata, botta e risposta, per dilungarmi invece in un grosso [E]discorso disteso di per me solo, o sia pure rivolgendomi a un altro1, quasi che la fosse una ostentazione. Perocchè in realtà ciò di che ora si è detto non è cosa spiccia quanto potrebbe altri credere che fosse a sentirla semplicemente proporre, ma richiede un discorso assai lungo. Viceversa poi il non compiacere a te e a costoro, tanto più quando hai parlato come hai parlato, la mi pare una cosa incivile e selvatica. [218]Infatti Teeteto io son contentissimo di accettarlo per mio interlocutore, sia per quello che io stesso prima ho ragionato con lui, sia perchè tu ora me lo raccomandi.

Teet. Ma credi poi2, o forestiero, in tal



  1. Anche procedendo per interrogazioni dovrà qualche volta dilungarsi o almeno prender l’aria più di maestro che di disputatore, e di ciò si scusa. La caratteristica del dialogo scientifico è così affermata esplicitamente.
  2. Leggo coi codici: Ἆρα τοίνυν, ὦ ξένε, οὕτω καί, καθάπερ εἶπε Σωκράτης, πᾶσι κεχαρισμένος ἔσει; È infatti naturale che Teeteto dubiti di rispondere per la propria parte degnamente all’aspettazione anche (καί) degli altri. E consentaneamente il Forestiero taglia corto alla peritanza. L’Apelt, seguito dal Burnet, accettando l’inutile emendamento Δρᾶ e levando l’interrogativo, attribuisce con ciò al giovane una bella dose di