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Il Sofista. 107

cuno1, o piuttosto per mezzo di interrogazioni, come usava anche Parmenide? col quale una volta mi sono trovato da giovane2, che teneva a questo modo dei discorsi bellissimi, egli allora già molto vecchio.

[D]For. Con uno, o Socrate, che risponda senza crucciarsi e si lasci guidare3, è più facile così, dall’uno all’altro; se no invece far da sè.

Socr. Puoi scegliere dunque fra i presenti chi tu creda; chè ti seguiran tutti volonterosi: se per altro vuoi il mio consiglio, prenderai qual-



  1. Nel Protagora, p. 334 D, invece, Socrate non ama i discorsi lunghi e prega di esser liberato da questa pena, poichè, dice, non può tenerli a mente. Il Sofista nel concetto di Platone, più che una vera azione viva, è già un libro (cfr. Pol. pp. 284 B e 286 B), e nel libro questo pericolo non ha luogo.
  2. Anche nel Teeteto, p. 183 E, con parole simili (checchè nè dica il Raeder, O. c. p. 298 e 335) Socrate afferma di essersi trovato molto giovane con Parmenide che era molto vecchio. È probabile che in tutti e due i luoghi si alluda al dialogo Parmenide, dove appunto i due filosofi sono rappresentati nel rapporto d’età qui accennato: sarebbe una citazione dissimulata, secondo l’uso di Platone. Non si può per altro da ciò inferire, che anche il Teeteto sia posteriore al Parmenide, restando sempre la possibilità che sia quella un’aggiunta introdotta nel rifacimento; mentre neppure si può del tutto escludere che in tutti e due i luoghi si alluda a un incontro effettivamente avvenuto e non soltanto immaginato da Platone.
  3. La docilità dell’opponente è in Platone una caratteristica dei dialoghi dialettici; non così degli altri, e nemmeno della Repubblica. Anche questa caratteristica può essere un buon canone per la cronologia.