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Autenticità e cronologia. 97

nel Timeo, nel Critia e in molte parti delle Leggi1. Pare dunque più probabile ammettere un’evoluzione graduale che non un salto e poi un ritorno; nè dopo il Timeo si vedrebbe perchè dovesse essere scelta la forma dialogata, nel mentre stesso che anzi fin dal principio lo scrittore mostra d’aver già capito come sia divenuta inopportuna.

E come per la forma, così per la sostanza: abbiamo già di sopra fatto notare come nel Sofista e nel Politico perduri ancora lo spirito socratico, con si può dir tutte le sue speciali caratteristiche all’infuori della majeutica, uno spirito che già tende a trasformarsi, ma che non è però ancora sostanzialmente mutato. Ebbene, nel Timeo di questo spirito non vi è più alcuna traccia2: la trasformazione è finita; il dogmatismo appare in tutta la sua compostezza.

Viceversa nel Politico comincia a mostrarsi l’elemento pitagorico, che nel Timeo è assolutamente predominante. La dottrina della misura e della proporzione nel primo è accennata, nel secondo è svolta: quella della metempsicosi nel Politico è sottintesa (p. 272 E), nel Timeo è descritta nei particolari; le idee pitagoriche di un passato infinito e della prevalenza del male nel mondo sono comuni all’uno e all’altro dialogo e rappresentate nei miti rispettivi; ma mentre i due miti sono analoghi, in quanto tutt’e due si propongono lo stesso problema, — i rapporti dell’Essere col Non essere, della libertà con la necessità nell’ordine del mondo fenomenico, — quello del Politico lo risolve con l’alternativa, quello del Timeo con la conciliazione; quello del Politico ammette una successione infinita di periodi di tempo, quello del Timeo pone chiara la nozione dell’eternità come paradimma e quella del tempo come imitazione ad essa parallela: quello del Politico fa prevalere il male periodicamente,



  1. Cfr. Lutoslawski. O. c. p. 417.
  2. L’ironia di p. 40 D E è quasi una stonatura, e quella di p. 91 D E pare ironia a noi, ma non era forse secondo le intenzioni dell’autore.
Fraccaroli, Il Sofista. 9