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purificatoi, 9 fazzoletti, 3 mantellini, 4 corporali, una borsa ricamata d’oro, un fiore in una guastada, lavorato di seta, che donarono le monache delle Murate, 8 fiori di seta, una ghirlanda di fiori di seta con tre colombine, un aspersorio e due lampade nuove. I tintori portarono 14 ceri grossi, 4 mezzani e molta cera minuta; i facchini un mantelìino di broccatello coll’arme di S. A. R.

Accadde dunque in quella occasione, come racconta il Giani, che un tale, a vedere il tabernacolo passare per il Duomo, dicesse: Che importa dare incomodo a tanta gente, spender tanto denaro, e perder tanto tempo intorno ad un’immagine adorata da quattro guardiani di pecore? E subito fu ucciso da un fulmine.

Nel giorno della SS. Trinità dell’anno 1568, vennero a visitare questa santa Immagine la compagnia della SS. Trinità di Firenze ed altre compagnie del contado. Dopo avere assistito ai divini uffizi, alcuni di quella gente pretesero rallegrarsi con danze e balli sul prato della chiesa. Turbossi il tempo, nè per questo smisero di ballare, ma proseguirono il loro divertimento sotto l’arco grande, avanti la chiesa, poiché non erano ancora fabbricate le logge; quando improvvisamente cadde un fulmine sul detto arco, uccise uno di quelli che ballavano, e restarono storpiati sette per la rovina di una parte dell’arco. Così la SS. Vergine mostrò che le sue feste non devono essere profanate.

Filippo Patriarchi di Fiesole avendo un artritide nelle mani e nei piedi in modo che non poteva fare un passo senza le grucce, fattosi condurre a visitare la Madonna del Sasso il giorno di S. Matteo dell’anno 1606, e fatta quivi orazione, tornò a casa libero e sano.

Nel 1609 Lorenzo Navarri di Farneto, essendo attratto in tutte le membra e patendo grandissimi dolori, fatto voto di andare a visitare la Madonna del Sasso, e fattovisi condurre, dopo aver pregato davanti alla S. Immagine, tornò a casa perfettamente guarito.