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CAPITOLO TERZO.


Notte di tempeste.


Nello scendere al cancello della villa don Clemente si domandava con ansia segreta: l’avrà riconosciuta o no? E se l’ha riconosciuta, quale impressione gli avrà fatto? Giunto al cancello, si voltò a colui che aveva chiamato Benedetto, gli scrutò il viso, un viso scarno, pallido, intellettuale. Non vi lesse turbamento. Quegli occhi lo fissavano attoniti, quasi dicendo: perchè mi guarda? Il monaco pensò: forse non l’ha riconosciuta o forse non suppone che io sappia del suo arrivo. Passò il braccio sotto quello del compagno, pigliò, tenendoselo stretto senza parlare, a sinistra, verso la fragorosa gola oscura dell’Aniene. Fatti pochi passi sotto gli alberi che fiancheggiano la via, gli disse: «Non mi domandi della riunione?» con maggiore dolcezza che le parole indifferenti non comportassero. Quegli rispose: