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gito all’incontro. Selva, scioltosi dall’abbraccio di Noemi, stese la mano a Jeanne, che non se ne avvide, mormorò, trasognata, qualche incomprensibile parola di saluto. In quel momento uscirono dalla villa Dane, Marinier, Faré, di Leynì, il padre Salvati. I due Selva mossero loro incontro, lasciando Noemi e la Dessalle ad aspettare in disparte. I saluti di commiato furono abbastanza lunghi. Dane desiderava salutare anche la Dessalle. Maria non la scorse più dove l’aveva lasciata, suppose che lei e Noemi fossero entrate in casa girando alle loro spalle, s’incaricò dei saluti del professore. Finalmente quando i cinque discesero, accompagnati da Giovanni, si udì chiamare da Noemi:

«Maria!»

Un accento particolare nella voce di sua sorella le disse che era accaduto qualche cosa. Accorse; la signora Dessalle, seduta sopra un fascio di legna, nell’angolo lasciato cinque minuti prima dall’ortolano di Santa Scolastica, ripeteva con voce debole: «niente, niente, niente, adesso entriamo, adesso entriamo.» Noemi, tutta palpitante, raccontò che l’amica si era sentita mancare a un tratto mentre quei signori discorrevano e che a lei era appena riuscito di trarla fino a quel fascio di legna.

«Andiamo, andiamo» ripetè Jeanne e si sforzò di alzarsi, si trascinò, sorretta dalle altre due, fino