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72 | capitolo secondo |
ravano a illuminare gl’intelletti. Evidentemente non importava tanto di trasformare secondo un ossequio razionale la fede cattolica nella Bibbia, quanto di rendere effettiva la fede cattolica nella parola di Cristo. Bisognava dimostrare che generalmente dai fedeli si onora Cristo con le labbra ma che il cuore del popolo è lontano da lui; dimostrare quanto posto sia lasciato agli egoismi da certe pietà fervorose che credono santificarsi…
Qui don Paolo e Minucci brontolarono:
«Questo non c’entra.»
Il Salvati esclamò che c’entrava benissimo e che avessero la bontà di aspettare. Continuò a dire di un pervertimento generale nel concetto del dovere cristiano intorno alla ricerca e all’uso della ricchezza, pervertimento difficilissimo a raddrizzare perchè indurato da secoli e secoli nelle coscienze cristiane con la piena complicità del clero.
«Il tempo, signori» esclamò il vecchio frate «domanda un’azione francescana. Ora io non ne vedo segno. Vedo antichi Ordini religiosi che non hanno più forza di agire sulla Società. Vedo una Democrazia Cristiana amministrativa e politica che non ha lo spirito di S. Francesco, che non ama la santa Povertà. Vedo una società di studi francescani; trastulli intellettuali! Io intenderei che noi si provvedesse all’azione francescana. Dico se si vuole una riforma cattolica!»