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70 | capitolo secondo |
al fondo. Io intendo di restare nella barca e forse tutt’al più adoperarvi qualche piccolo remo secondo la mia intenzione, perché, come ha detto il signore, sono molto pauroso. È dunque necessario che ci separiamo e non mi resta che a domandarvi perdono di essere venuto. Ho anche bisogno di una piccola passeggiata per la mia vile digestione.– «Caro amico» soggiunse rivolgendosi a Dane «ci ritroveremo all’Aniene.»
E mosse verso Selva con la mano stesa, per accomiatarsi. Subito gli furono tutti attorno, meno don Paolo e Minucci, per non lasciarlo partire. Egli insisteva tranquillo, arrestava ora con un gelido sorrisetto, ora con una parolina graziosamente sarcastica, ora con un gesto elegante gli assalitori troppo veementi. Di Leynì si voltò a Farè, gli accennò di unirsi agli altri; ma il focoso don Paolo gli rispose con una violenta spallata, con una smorfia di fastidio. Intanto dal gruppo che attorniava il Marinier una voce toscana si alzò sopra le altre:
«Stia bono! Non si è ancora deciso niente! Aspetti! Io non ho ancora detto la mia!»
Era il padre Salvati, scolopio, che aveva parlato; un vecchio dai capelli candidi, dal volto rubizzo, dagli occhi vivaci.
«Non si è ancora deciso niente!» ripeté. «Io, per esempio, per l’unione ci sto ma io vorrei una