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voi, per paura di Pietro, a servire Cristo? Uniamoci contro il fanatismo che lo ha crocifisso e che avvelena ora la Sua Chiesa e se ne avremo a soffrire, ringraziamone il Padre: «beati estis cum persecuti vos fuerint et dixerint omne malum adversum vos, mentientes, propter me.»

Don Paolo Farè saltò in piedi e abbracciò l’oratore. Di Leynì si affisava in lui con occhi accesi di entusiasmo. Dane, Selva, don Clemente, l’altro frate tacevano, imbarazzati, sentendo, specie i tre ecclesiastici, che Minucci era trascorso troppo, che le sue frasi sulla estensione e la intensità della fede, sul timore di Pietro, non erano misurate, che tutta l’intonazione del suo discorso era stata troppo bellicosa e non si accordava né col mistico esordio di Dane né con le parole usate da Selva a delineare il carattere dell’unione proposta. L’abate di Ginevra non aveva levato un momento dal viso di Minucci, mentr’egli parlava, i suoi piccoli occhi brillanti. Guardò l’amplesso di don Paolo con un misto d’ironia e di pietà, poi si alzò in piedi:

«Sta bene» diss’egli. «Io non so se il mio amico Dane in particolare divida le opinioni del signore. Veramente ne dubito un poco. Il signore ha nominato Pietro. Ecco, mi pare che qui ci si dispone a uscire dalla barca di Pietro sperando forse di camminare sopra le onde. Io dico umilmente che non ho fede abbastanza e andrei subito