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60 capitolo secondo


«Ancora questo! Mai non sarà odio nè su nostro labbro, nè in nostro petto verso nessuno!»

Don Paolo scattò da capo. «Odio no ma sdegno sì! Circumspiciens eos cum ira!»

«Sì» disse don Clemente con la sua dolce voce velata «quando avremo edificato Cristo in noi, quando sentiremo una collera di puro amore.»

Don Paolo, che gli stava vicino, non rispose niente, lo guardò con le lagrime agli occhi, gli afferrò una mano per baciargliela. Il benedettino la ritrasse spaventato, tutto una fiamma in viso.

«E non edificheremo Cristo in noi» disse Giovanni, commosso anche lui, felice di quel mistico soffio che gli pareva spirare nell’adunanza «se non purificheremo nell’amore le nostre idee di riforma; se, quando venisse il momento di operare, non ci purificheremo prima le mani e gli strumenti. Questo sdegno, questa ira che Lei, don Paolo, dice, è una grande potenza del Maligno sopra di noi, appunto perché ha un’apparenza e qualche volta, come nei Santi, una sostanza di bontà. In noi è quasi sempre vera inimicizia perché non sappiamo amare. La preghiera a me più cara dopo il Pater noster è la preghiera dell’Unità, la preghiera che ci unisce allo spirito di Cristo quando prega il Padre così: «ut et ipsi in nobis unum sint.» Abbiamo sempre il desiderio e la speranza dell’unità in Dio con i fratelli che sono divisi da noi