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scala, che gli facessero lume. Scese ella stessa col lume la scala a chiocciola, accennò a don Clemente di volergli parlare e diede un’occhiata significativa all’uomo che gli stava dietro le spalle. Don Clemente si voltò a costui, gli disse di stare ad attenderlo lì fuori sotto le rubinie; e saliti, al muto invito della signora, alcuni scalini, sostò ad ascoltarla.

Ella gli parlò, frettolosa, dei suoi tre ospiti e particolarmente dell’abate Marinier. Disse che stava in pena per suo marito il quale aveva posto tanto amore e tanta fede nell’idea di questa associazione cattolica e ora si troverebbe a fronte di una inattesa opposizione. Desiderava che don Clemente lo sapesse, che fosse preparato. Glielo diceva lei perchè suo marito non poteva in quel momento lasciare i suoi ospiti. E si congedava, nel tempo stesso, da don Clemente, non avendo intenzione, lei donna e tanto ignorante, di assistere alla seduta. Forse lo avrebbe riveduto fra pochi giorni, al monastero. Non era il Padre foresterario, egli? Ella verrebbe forse fra tre o quattro giorni a Santa scolastica con una sua sorella…

A questo punto la signora Selva alzò involontariamente il lume per veder meglio il suo interlocutore in viso, e subito se ne pentì come di un mancato rispetto a quell’anima certamente santa, certamente pari di virile e verginale bellezza al-