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cattolico una grandissima quantità di persone religiose e colte che pensano come noi. Io ho pensato che sarebbe utilissimo, per la propaganda dalle nostre idee, almeno di conoscerci. Stasera ci si riunisce in pochi per una prima intesa.»

Mentre Giovanni parlava, gli altri tenevano gli occhi sull’abate ginevrino. L’abate guardava nel suo piatto. Seguì un breve silenzio. Giovanni lo ruppe il primo.

«Il professore Dane» diss’egli «non Le aveva detto questo?»

«Sì sì» rispose l’abate, levando finalmente gli occhi dal piatto «qualche cosa di simile.»

Il tono fu d’uno che approvasse poco. Ma perché, allora, era venuto? Don Paolo faceva smorfie di malcontento, gli altri tacevano. Vi fu un momento d’imbarazzo. Marinier disse:

«Ne parleremo stasera.»

«Sì» ripeté Selva, tranquillo. «Ne riparleremo stasera.»

Pensava che avrebbe trovato nell’abate un avversario e che Dane aveva commesso un errore di giudizio e di tatto invitandolo alla riunione. Si confortò in pari tempo con la tacita riflessione che l’udirsi rappresentare tutte le obbiezioni possibili sarebbe utile; e che un amico del professore Dane sarebbe almeno onesto, non propalerebbe nomi e discorsi ancora da tacersi. Invece