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48 | capitolo secondo |
Subiaco e che visiterà, naturalmente, i Conventi. È anche il Padre foresterario, lui; dovrebbe accompagnarla.»
Di questo non c’era dubbio. Lo avvertirebbe lei, Maria. Poichè non lo credeva l’amante della Dessalle, le sarebbe più facile di parlargliene con semplicità. Che cosa terribile, però, se fosse veramente lui, Maironi, e nessuno l’avvertisse e si trovassero improvvisamente a fronte del monastero, egli e questa donna! Era certo, Giovanni, che il frate venisse alla riunione? Sì, n’era certissimo. Don Clemente ne aveva ottenuto il permesso dal Padre Abate, stando lui, Giovanni, al monastero; e gliel’aveva detto subito. Verrebbe e condurrebbe seco quel garzone ortolano di cui gli aveva parlato, per farglielo conoscere. Così un’altra volta l’ortolano verrebbe solo e gl’insegnerebbe a rincalzar le patate nel campicello dietro la villa che Giovanni aveva pure preso in affitto per lavorarlo con le proprie mani. Questa del lavoro manuale era una piccola mania di Giovanni, venutagli tardi, che dispiaceva un poco a Maria, parendole cosa non più conveniente alle sue abitudini, alla sua età. La rispettava, però, e tacque. In quel momento la ragazza di Affile che li serviva entrò ad avvertire che quei signori stavano salendo la scala, e che la cena sarebbe pronta subito.