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don clemente 43

«Ti ricordi» disse Maria «che nel salottino, di fianco al canapè dove eravamo seduti, ci stava un caminetto?»

«Sì, cara.»

«E che faceva freddo benchè fosse maggio, tanto che un cameriere è venuto ad accendere il fuoco?»

«Sì, e mi ricordo che allora ti ho fatto piangere.»

«Potresti ripeterla oggi, quella cosa?»

«Oh no!»

Così dicendo, Giovanni baciò riverente la bianca fronte della donna sua come una cosa santa. Quando a Hergyswyl il cameriere era venuto ad accendere il fuoco nel salottino, Giovanni aveva lasciato la mano diletta e, indugiandosi colui, aveva detto: «il vecchio ceppo brucierà bene sino alla fine, ma chi sa quanto possa durare la vampa giovine?» Maria non aveva risposto, lo aveva guardato con occhi dilatati, offuscati nel freddo tocco dell’ingiusto sospetto, come vetri di una serra infocata nel tocco del gelo esterno.

No, Giovanni non aveva mai più pensata una cosa simile. Si dicevano spesso, egli e Maria, che non v’era forse sulla terra un’altra unione come la loro, altrettanto piena e penetrata di pace per la sicurezza solennemente grave e dolce che, comunque Iddio avesse a disporre le esistenze loro