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don clemente 41

«Anche tu, forse, non mi hai detto proprio tutto tutto di quei momenti.»

Giovanni le prese il collo fra le mani, le mormorò all’orecchio:

«Vero.»

Ella trasalì, rise di aver trasalito; e Giovanni rise con lei.

«Cosa, cosa?» diss’ella, rossa in viso, malcontenta e tuttavia ridente. Suo marito le sussurrò ancora, in tono di grande mistero:

«Che avevi il cappello in disordine.»

«No, non è vero! Non è vero!»

Scintillante di riso e fremente insieme all’idea di un gran pericolo corso senza saperlo, ella protestò che non era possibile, che si era tanto guardata, prima di arrivare a Hergyswyl, nello specchietto del suo nécéssaire.

E riandarono insieme scherzando, baciando ella spesso il petto di lui ed egli i capelli di lei, ogni momento di quell’ora passata da due anni. Giovanni non l’aveva attesa alla stazione dov’era una folla di villeggianti, ma pochi passi lontano, sulla via dell’albergo. L’aveva veduta venire, alta, snella, con una piccola fronda in seno di olea fragrans, il segno convenuto; le era andato incontro a capo scoperto, si erano stretta la mano forte forte, senza parlare. Egli aveva fatto cenno al portiere, che seguiva con la valigia della viaggiatrice, di pre-