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472 capitolo nono


Intanto i Selva attendevano in disparte. Benedetto li chiamò a sè, disse loro che avrebbe ricevuto la signora Dessalle fra mezz’ora, ma che la pregava di non venire sola. Poteva venire con loro. Insieme ai Selva uscì anche Mayda. La suora dormicchiava. Allora Benedetto pregò don Clemente di recarsi poi dal Pontefice, di dirgli come la fine della Visione non si fosse avverata, come quindi tutto l’apparente miracoloso della sua vita svanisse, come finalmente egli avesse sentita con grande dolcezza, prima di morire, la benedizione del Papa.

«E gli dica» finì «che spero di poter parlare ancora nel suo cuore.»

L’ambascia era diminuita ma la voce si affiochiva, le forze venivano mancando colla febbre. Don Clemente gli prese e tenne a lungo il polso. Poi si alzò.

«Lei va a prendere l’abito?» mormorò Benedetto con un sorriso dolcissimo. Il bel viso del padre si coperse di rossore. Egli vinse presto il sentimento umano che gli consigliava di simulare, e rispose:

«Sì, caro. Credo che sia il tempo.»

«Che ore sono?»

«Le cinque e mezzo.»

«Lei crede alle sette? Alle otto?»

«No, non così presto, ma desidero che tu abbia questa consolazione subito.»