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nel turbine di dio 461

temperature prese ogni mezz’ora, che quel colpo di follìa non aveva modificato sensibilmente il corso fatale della febbre. Alla domanda se si dovesse restar poco nella camera, cercare che l’ammalato parlasse il meno possibile, rispose:

«Fate tutto quello che desidera; è il banchetto del condannato.»

E li precedette sur una scaletta di legno.

«I tuoi amici» diss’egli, entrando nella camera. Li fece passare, e, chiuso l’uscio, si appoggiò a uno stipite della porta, con le mani incrociate dietro il dorso, guardando Benedetto. L’alta figura bruna non si mosse più di là tutto il tempo che Benedetto trattenne i suoi fedeli.

Benedetto aveva il viso acceso, gli occhi lucenti, il respiro frequente. Salutò gli amici con un «grazie» vibrante di sovreccitazione lieta che strappò a qualcuno dei singhiozzi. Allora egli alzò la mano come pregando di chetarsi. Dopo ricevuto il Viatico la sua continua preghiera era stata di poter parlare ai suoi discepoli prediletti, di avere da Dio parole di verità e forza bastevole a pronunciarle. Si sentiva ora il petto pieno dello Spirito.

«Venitemi vicini» diss’egli.

Il giovinetto biondo passò avanti agli altri, s’inginocchiò, rigato il viso di tacite lagrime, al letto del Maestro che gli posò la mano sul capo e riprese: