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460 capitolo nono

calunniose sparse contro di lui. Lo avevano difeso con impetuoso sdegno contro i compagni diffidenti. Si potrà dire di essi un giorno che furono posti alla prova dalla Provvidenza ed eletti quindi a continuatori dell’opera del Maestro. Di Leynì era della loro schiera; in Giovanni Selva essi ammiravano e riverivano un uomo ammirato e riverito dal Maestro, provandone però soggezione. Stavano da un pezzo nel viale degli aranci ad aspettare appunto lui; perchè a entrar dal Maestro non si aspettava che il signor Giovanni. Molti di loro avevano le lagrime agli occhi. All’avvicinarsi dei Selva, tutti si levarono il cappello in silenzio. Giovanni si avviò, seguito dall’intero gruppo, verso la casina. Sua moglie veniva ultima. Uno dei giovani le accennò di passare avanti, ma ella non volle e nessuno insistette. Non era luogo nè ora di cerimonie; Maria sentiva che quegli uomini erano chiamati prima di lei a continuare l’opera di Benedetto dopo la sua morte. Camminavano in silenzio e a capo scoperto malgrado la pioggia, Selva come gli altri.

Mayda li ricevette sulla soglia. Al suo ritorno dall’Università, egli aveva accolto la notizia del passaggio di Benedetto alla casina con un terribile scoppio di collera. Non aveva poi disarmato con la suora, con il giardiniere, con i servi; ma si era persuaso in cuor suo, considerando la nota delle