Pagina:Il Santo.djvu/471


nel turbine di dio 459

di Santi» pensò la suora. Benedetto fece il tragitto nelle braccia del giardiniere e di un servo, avviluppato di coperte, col Crocifisso in mano. La sua consolazione di trovarsi nella cameretta povera fu così grande che parve a tutti migliorato. Ma il termometro saliva.

Dopo il tocco il termometro segnava trentanove. Don Clemente era arrivato alle dieci e mezzo.


III.


I Selva e di Leynì raggiunsero il gruppo di persone che li aspettavano nel viale degli aranci. Erano tutti laici meno uno, un giovine sacerdote abruzzese, piccolo, dal viso olivastro, dagli occhi neri, profondi e ardenti. Vi era lo studente Elia Viterbo, ora cristiano, stato battezzato da quel sacerdote. Vi era il biondo giovinetto lombardo prediletto dal Maestro. Vi era un giovine operaio, abruzzese anche lui, amico del prete, bellissimo, dalla faccia di apostolo; vi era quell’Andrea Minucci della riunione religiosa di Subiaco; vi erano un pittore, un ufficiale di marina comandato al Ministero e altri; tutti uomini che ogni amore terreno avrebbero sacrificato all’amore di Benedetto. Nessuno di loro aveva creduta vera una sola delle voci