Pagina:Il Santo.djvu/470

458 capitolo nono


Alle nove Benedetto domandò di Giovanni Selva. Seppe ch’era venuto, ch’era ripartito e che c’era invece di Leynì. Volle vederlo malgrado l’opposizione del professore. Gli disse che desiderava salutare almeno alcuni dei suoi amici delle catacombe. Di Leynì lo sapeva, gliene aveva parlato Selva. Potè annunciare che si erano dato convegno a villa Mayda verso il tocco. La suora infermiera, venuta poco prima a sostituire la sua compagna, ebbe l’imprudenza di dire che tanta gente del popolo domandava notizie. Benedetto, lì per lì, non disse nulla; ma, uscito di Leynì, fece chiamare il professore. Il professore non c’era, aveva dovuto recarsi all’Università. Il discorso della suora avea fatto prendere definitivamente a Benedetto una risoluzione pensata fin da quando la prima luce del giorno gli aveva mostrato le pareti della camera dipinte di soggetti mitologici nello stile della Casa di Livia. Desiderò di un desiderio indicibile la sua cameretta antica. Là avrebbe veduto gli amici, i popolani che volessero visitarlo, e, se fosse venuta, l’altra persona. Pregò di parlare al giardiniere e ai servi, espresse il suo desiderio; e perchè coloro rifiutavano di trasportarlo, li supplicò per amor di Dio, li commosse tanto che si arresero, a rischio di venir cacciati. «Idee proprio