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nel turbine di dio 455


«Illuminatio mea» diss’egli, dolcemente.

Il professore non capì, gli fece ripetere la parola, chiese quale fosse il suo lume, udì la voce fievole mormorare:

«Nox.»

Mayda non conosceva i Salmi, la parola profonda dell’antico ebreo, al quale parve oscuro il nostro piccolo sole che occulta il mondo superiore. Intese e non intese. Tacque riverente.

Benedetto cercava con gli occhi le stelle. La sua propria coscienza trapassava in esse che lo guardavano austere sapendolo presso a raccogliere, prima della morte imminente, tutta la storia morale della sua vita per dirla con parole che sarebbero un primo giudizio pronunciato nel nome di Dio Giustizia per impulso del Dio Amore, che non si perderebbero perchè nessun moto si perde, che apparirebbero, chi sa come, chi sa dove, chi sa quando, per la gloria di Cristo, come testimonianza suprema di uno spirito alla Verità morale contro sè stesso. Così gli parlavano le stelle silenziose, animate del suo pensiero. E la sua vita gli si disegnò nella mente da capo a fondo, non tanto nei punti salienti esterni, come nella linea morale interna. Egli ne vide tutta la prima parte dominata da una concezione religiosa prevalentemente egoistica, ordinata a far convergere l’amore di Dio e degli uomini a un bene individuale, a un fine di