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454 | capitolo nono |
braccio. Mayda si volse a lui, gli lesse negli occhi sorridenti la domanda: «e dunque?» Non rispose a parole ma solo con l’ondular della mano spiegata: nè bene nè male. Poi sedette accanto al letto, silenzioso ancora, impenetrabile, guardando Benedetto che non guardava più lui ma guardava, rimessosi a giacere supino, i punti lucenti nell’immenso azzurro.
«Professore» diss’egli «che ore sono?»
«Le tre.»
«Alle cinque mandi ad avvertire a Bocca della Verità.»
«Va bene.»
«Sarebbe tardi?»
A quest’ultima domanda il professore rispose con un «no» sonoro, vibrato. E dopo un momento di silenzio soggiunse a voce più bassa «no» come a conclusione di un ragionamento interno. Il termometro era salito a trentasette e cinque; dalla sera precedente, più d’un grado. Se l’ascensione continuasse rapida, se vi fosse pericolo di delirio avrebbe mandato a Bocca della Verità prima delle cinque. L’ascensione rapida non gli pareva probabile benchè quel trentasette e cinque avesse un colore nero.
Domandò all’ammalato se la luce della lampadina l’offendesse. Benedetto rispose che materialmente non l’offendeva, spiritualmente sì; gli toglieva di vedere per la finestra il cielo, la notte stellata.