Pagina:Il Santo.djvu/465


nel turbine di dio 453

— Padre! — Padre! — La suora suggerì: — Padre nostro che sei nei cieli… — e avrebbe continuato con la sua voce disgraziatamente sciocca senza un brusco richiamo del professore. Questi mise il termometro a Benedetto che quasi non se ne avvide. Era tutto nello sforzo di staccare dall’intimo sè le immagini delle figure tentatrici e della orribile loro parola, di gettarsi, anima e coscienza, in seno al Padre, di aderire a Lui con l’intero essere proprio, di annientarsi in esso. Le immagini cedevano lentamente, con ritorni di assalto sempre più brevi, sempre più deboli. Il viso appariva tanto trasfigurato nella mistica tensione dell’anima che Mayda si pietrificò a contemplarlo, dimenticò di guardar l’orologio fino a che i lineamenti contratti nell’affannosa preghiera non si vennero distendendo in una compostezza di pace. Allora si sovvenne, levò il termometro. La suora, dietro a lui, reggeva la lampadina elettrica cercando pure di vedere. Egli non discerneva, sulle prime, il grado. In quei pochi secondi di silenzio e di attenzione intensa nè l’uno nè l’altra si avvidero che l’infermo si era voltato sul fianco e guardava il professore. Finalmente Mayda scosse lo strumento. Che grado aveva segnato? La suora non osò chiederlo e la faccia del professore era impenetrabile. L’ammalato allungò la mano senza ch’egli se ne avvedesse, lo toccò lievemente sul