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448 capitolo nono

nobbe in un letto enorme, tutto scuro, cinto di un chiaror fioco che si perdeva ai lati verso pareti male visibili. Grandi ombre gli si movevano intorno. A fronte gli si apriva un azzurro tutto sparso di punti lucenti. Gli battè il cuore; non erano veramente stelle? Dovette richiamarsi alle sensazioni del letto e del proprio vivere per comprendere ch’erano veramente stelle ma ch’egli non giaceva sulla luna. Allora, dov’era? Si lasciò andare a una dolcezza che lo invadeva, alla dolcezza di non sentirsi quasi più il corpo e di sentirsi Dio nell’anima, tanto vicino e tenero e ardente. Era dove piaceva a Dio.

Una mano gli si posò sulla fronte, una lampadina elettrica lo abbagliò, un’affettuosa voce forte disse:

«Come va?»

Egli riconobbe Mayda. Allora domandò a lui dove fosse, perchè non fosse nella sua cameretta antica. Prima ancora che il professore gli rispondesse, lo assalse un dubbio angoscioso. Il Crocifisso? Il caro Crocifisso? Era rimasto in casa del senatore? Il Crocifisso era sul tavolino da notte. Il professore glielo mostrò.

«Non sai» diss’egli «che lo abbiamo portato con noi?»

Benedetto lo guardò, contento del nuovo tu e porse la mano tremante cercando quella di Mayda che gliela prese fra le proprie, dolcemente.