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444 capitolo nono

persone che parevano aspettarli nel viale degli aranci. In quel momento un fuoco di voci sdegnose divampa al cancello. La via è piena di popolo. Aspettano da ore, da quando è corsa nel quartiere del Testaccio la voce che il Santo di Jenne è ritornato infermo a villa Mayda. Finora si sono accontentati di notizie. Adesso hanno chiesto che una deputazione possa entrare, vederlo; i domestici rifiutano di portare il messaggio, avviene uno scambio di parole irose che improvvisamente si cheta. Compare dal viale degli aranci l’alta figura bruna del professore Mayda, i popolani si levano il cappello. Egli ordina di aprire il cancello, dice al popolo che tutti vedranno Benedetto ma più tardi, che intanto entrino pure nel giardino. «Ma sì, povera gente!».

E il popolo entra lento, rispettoso, alcuni attorniano il professore, lo interrogano colle lagrime agli occhi:

«È vero, signor professore? È vero che muore? Dica!»

E dietro a loro si accalcano altri, ansiosi, aspettando la risposta. La risposta è solamente questa:

«Ma! Cosa volete che vi dica?»

Il virile viso malinconico dice più delle parole e la folla s’inoltra compunta per le verdi chine, livide in faccia al cielo nero striato di bianco, mistico simbolo di morte, di un oscuro passo dalle ombre terrestri alle alte vie dalla chiarità infinita.