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436 capitolo ottavo

lo era portato via. Pareva che il viaggio fosse andato bene.

Udito il racconto, Jeanne abbracciò silenziosamente l’amica, stretta stretta. E l’amica, palpitante, lagrimosa, le sussurrò:

«Senti, Jeanne. Per domani, preghi?»

«Sì» rispose Jeanne.

Tacque, lottando contro l’insorgere di una tempesta di pianto. Quando ebbe vinto, riprese sotto voce:

«Non so pregar Dio. Sai chi prego? Prego don Giuseppe Flores.»

Noemi le posò il viso sur una spalla, disse con voce soffocata:

«Vorrei che dopo egli ci vedesse lavorare insieme per la sua fede.»

Jeanne non rispose ed ella partì.


Jeanne ritornò da Carlino per la lettura e Carlino l’accolse aspramente. Le dichiarò che ne aveva abbastanza di quella vita e ch’ella doveva prepararsi a partire con lui l’indomani per Napoli. Jeanne rispose che era una follia e che non sarebbe partita. Allora Carlino diede in escandescenze, le afferrò i polsi, la scosse a segno da farle male. Doveva assolutamente partire! Poichè resisteva, era venuto il momento di dirle che si sapevano