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scoprire miserie tali dove meno si sarebbe creduto! Maria si alzò, offerse a di Leynì di andare con lui.

«Lei resta?» chiese Jeanne, vivacemente, a Giovanni. L’accento diceva: Lei deve restare. Selva rispose che sarebbe rimasto a ogni modo e l’espressione della sua voce, del suo viso fu tale da significare a Jeanne che gli pesavano sul cuore parole tristi non ancora dette. Oh, pensò Jeanne, se adesso Chieco uscisse, se Carlino chiamasse e non fosse più possibile di parlarsi! Perchè anche lei doveva parlare a Selva. Gli doveva riferire il discorso del ministro. I due musicisti avevano nuovamente smesso di suonare, discorrevano. Jeanne bussò discretamente all’uscio, vi soffiò dentro due paroline gaie:

«Bravi! Già finito?»

«No, bella mia» rispose Chieco, di dentro. «Accidenti a Voi se vi seccate!»

E modulò un fischio infernale, da forare l’uscio. Jeanne battè le mani. Piano e violoncello attaccarono un grave andante.

Ella si volse a Selva che rientrava dall’avere accompagnato fuori sua moglie per dirle di telegrafare a don Clemente. Gli andò incontro a mani giunte, colle lagrime agli occhi.

«Selva» mormorò con voce soffocata, «Lei già sa tutto, a Lei non posso nascondermi. Vi è qualche cosa di peggio, mi dica la verità.»