Pagina:Il Santo.djvu/442

430 capitolo ottavo

stesso aveva espresso un desiderio e che la salita di Sant’Onofrio pareva più adatta di via Arenula per il soggiorno di un ammalato bisognoso di pace. Però, secondo lei, non era possibile ammettere che il trasporto avesse luogo senza un’espressa licenza del medico. In questo si accordarono tutti. I Selva diedero incarico a di Leynì di riferire al senatore che gli amici di Benedetto avrebbero provveduto a trovargli un altro asilo ma però a condizione che il medico curante autorizzasse in iscritto il suo trasporto. Mentre Giovanni parlava, irruppe dalla stanza vicina un tumultuoso allegro del piano, tutto singhiozzi e grida. Egli tacque, non volendo alzar troppo la voce, lasciò passare l’impeto della musica straziante. E straziante fu la parola che gli occhi di lui e gli occhi del giovine si dissero durante quel silenzio delle labbra.


Di Leynì non aveva tempo da perdere, prese congedo. Gli spiaceva di andare solo, avrebbe desiderato presentarsi al senatore con qualcuno fra gli amici di Benedetto che potesse mettergli un po’ di soggezione, perchè il suo contegno non si capiva.

Giovanni Selva mormorò qualche cosa circa una vicepresidenza del senato cui quel vecchio aspirava e che non otterrebbe. Amaro dolore,