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426 capitolo ottavo


«Questa Jeanne che non viene!» diss’ella, piano.

Fece un segno impercettibile a suo marito e gli propose di andare insieme a vedere se fosse rientrata e non l’avessero avvertita. Nell’attraversare il jardin d’hiver gli disse che le pareva necessario di far sapere a di Leynì chi fosse veramente la signora Dessalle. Jeanne non era rientrata. Giovanni prese a parte il giovine, gli parlò sotto voce. Maria, che lo guardava, lo vide trasalire, spalancare gli occhi, impallidire; quindi parlare alla sua volta, domandare qualche cosa. Jeanne Dessalle entrò frettolosa, sorridente.

Il portiere le aveva consegnato un biglietto del medico. Diceva: «Non credo di poterci ritornare. Stamane era sfebbrato. Speriamo che l’accesso non si rinnovi.»

Jeanne notò subito che non vi si parlava di portare l’ammalato altrove. Ell’abbracciò la signora, stese la mano a Selva che le presentò di Leynì. Ella si scusò poi con tutti di doverli lasciare per cinque minuti. Suo fratello l’aspettava. Uscita che fu promettendo di ritornare subito, di Leynì si affrettò ad appartarsi ancora con Selva. Maria gli vide ricomparire in viso l’ansia di prima, vide che faceva molte domande e che alle risposte di suo marito si andava ricomponendo. Vide finalmente suo marito posargli le mani sulle spalle,