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424 | capitolo ottavo |
una sola camera da letto, nel suo alloggio, oltre alla propria e a quella della fantesca; che gli era impossibile di mandare sua sorella all’albergo e anche impossibile oramai di telegrafarle che ritardasse la sua venuta perchè era già in viaggio; quindi…
Il senatore aveva lasciato a di Leynì la cura di venire alla conclusione. Di Leynì ch’era con altri pochi fedeli nel segreto delle trame contro Benedetto, era rimasto sbalordito. Cosa rispondere? Che il senatore era solo padrone in casa sua? Era forse l’unica risposta possibile. Di Leynì aveva osato esprimere riguardosamente il dubbio che un trasloco riescisse fatale all’ammalato. Il senatore si teneva certo del contrario. Credeva che un cambiamento di aria gli sarebbe utilissimo. Non aveva ancora potuto parlare al medico ma non ne dubitava. Suggeriva Sorrento. Siccome di Leynì nè sapeva più che dire nè si muoveva, il senatore lo aveva congedato pregandolo di recarsi in nome suo al Gran Hôtel dalla signora Dessalle, per le istanze della quale egli aveva ospitato Benedetto, e di invitarla a voler provvedere perchè sua sorella sarebbe arrivata la sera stessa, prima delle undici.
Di Leynì si era poi recato da Benedetto. Dio, in quali condizioni lo aveva trovato! Senza febbre, sì, forse; ma con l’aspetto e la guardatura di un moribondo.