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jeanne | 423 |
«Eh» rispose di Leynì «ho un messaggio per lei, che riguarda lui, capirà!»
Di Leynì, devoto a Benedetto di una devozione senza confini, non aveva mai creduto alle voci calunniose sparse sul suo conto, le aveva respinte sempre con appassionato sdegno. Non ammetteva del suo maestro nè amori colpevoli nè amori ideali. Nel fare quella domanda non gli era potuto passare per la mente che fra la Dessalle e Benedetto vi fosse una relazione non confessabile. Giovanni troncò il discorso dicendo che la Dessalle avrebbe anche potuto tardare molto e che intanto di Leynì parlasse.
Di Leynì parlò.
Egli aveva visitato Benedetto. Arrivando in via della Polveriera da San Pietro in Vincoli, aveva riconosciuto due guardie travestite che passeggiavano. Poteva essersi ingannato oppure anche poteva essere stato un caso. Però era cosa da farne menzione. Il senatore lo aveva fatto pregare, appena entrato in casa, di passare nel suo studio. Là, parlando con molta cortesia ma con un manifesto imbarazzo, gli aveva detto ch’era lieto di vedere, proprio in quel momento, un amico del suo caro ospite; che Benedetto era fortunatamente senza febbre e, secondo lui, avviato alla guarigione; che un telegramma lo avvertiva dell’arrivo imminente di una sua vecchia sorella; ch’egli aveva