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Jeanne tremava di avere intravveduta la verità. A palazzo Braschi si era macchinato che il senatore congedasse Piero; un’altra spinta per allontanarlo da Roma! Ma possibile che il senatore si fosse lasciato persuadere? Congedare un infermo in quello stato? Salì nel suo coupé, si fece portare a palazzo Madama, chiese del senatore. Non c’era. L’usciere che le rispose così le parve un po’ imbarazzato. Aveva una consegna? Non osò insistere, lasciò una carta colla preghiera di passare dal Grand Hôtel prima di pranzo. Ella stessa partì per il Grand Hôtel fremendo, e gemendo insieme nel suo cuore, battendo colla punta del piede il libretto contro la Massoneria, dimenticato da donna Rosetta. Avrebbe voluto che i due sauri volassero. Erano le quattro e tre quarti e il suo dovere quotidiano era di preparare la medicina per Carlino alle quattro e mezza.


II.


Mezz’ora prima ch’ella fosse di ritorno al Grand Hôtel, vi capitarono Giovanni e Maria Selva. In pari tempo vi capitò il giovane di Leynì che veniva egli pure a domandare della signora Dessalle e parve soddisfatto dell’incontro, però senza letizia.