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gato di saperlo. Questa scarsa fiducia di Jeanne la offendeva un poco perchè in fondo, lei, donna Rosetta, moglie di un’Eccellenza, arrischiava molto più; ma insomma il suo amor proprio era oramai impegnato nel giuoco la cui posta era la permanenza libera del Santo di Jenne in Roma, ed ella era ferma di tirare avanti la partita.

Una gran complicazione di cose, dunque. Intanto, almeno fino a venerdì sera, la Questura non aveva ancora scoperto l’asilo del Santo. Riteneva che fosse in Roma, questo sì. Qui donna Rosetta fece una pausa, sperando che Jeanne dicesse qualche cosa. Niente. Ammise, riprendendo il discorso, che suo marito potesse sospettare i maneggi ch’ella gli nascondeva, non essere interamente sincero con lei. Questo non era però verisimile. Quando suo marito non parlava sincero, donna Rosetta lo capiva in aria. Capiva pure gli altri, del resto. Quanto a suo marito, donna Rosetta s’ingannava. A Palazzo Braschi si sapeva fino da mercoledì sera dove trovare Maironi, e non lo si voleva dire, e il sottosegretario di Stato si fidava di sua moglie meno ancora che se ne fidasse Jeanne.

Ma le novità grosse erano le vaticane. Avevano raccontato al Papa i fatti di via della Marmorata e Sua Santità era irritatissima contro il Governo perchè le si era fatto credere che il Governo fosse strumento, in questo affare, degli odî massonici