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410 capitolo ottavo

Ah, l’Albacina aveva dimenticate le carte di visita! Fece fermare ma poi guardò l’orologio, vide che si perdeva troppo tempo; avanti! Jeanne ne fremeva d’impazienza. Dunque, dunque? Dove si va? Ecco, si va dal cardinale… Jeanne trasalì. Dal cardinale…? Il cardinale aveva fama d’intransigente fra i più fieri. L’Albacina lo doveva assolutamente vedere e un quarto d’ora più tardi non lo avrebbe più trovato in casa. Ah che complicazione di cose! Ella non poteva spiegare tutto in poche parole. Lo scopo della visita, s’intende, era sempre quello per il quale donna Rosetta Albacina lavorava da tre giorni con il confessato interesse alle idee e alla persona del Santo di Jenne, e il non confessato piacere di condurre un intrigo difficile senza dissapori con la propria coscienza. Ella si era incapricciata di Jeanne a Vena di Fonte Alta, nulla sapendo del suo passato. E nulla ne sapeva ora. La sospettava innamorata del Santo ma supponeva un amore mistico, nato all’udirlo parlare nella catacomba di via della Vite. Si teneva certa ch’ell’avesse avuto parte nella scomparsa di lui da villa Mayda, che conoscesse il suo nascondiglio e non volesse dirlo per aver promesso il segreto agli amici. Perchè Jeanne, fidandosi poco della signora che le pareva leggera e della quale non poteva dimenticare ch’era moglie di un nemico potente, le aveva ripetutamente ne-