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tolse il biglietto dal manicotto e chinatovi su il bel viso pallido, lo fissò non già leggendo, non già scrutando il senso molto piano e semplice delle parole, ma pensando che avesse a dirle l’Albacina, immaginando ogni cosa possibile. Si era deciso di lasciare Maironi in pace? O la Questura ne aveva scoperto la dimora e s’intendeva procedere all’arresto?

«Certo sarà il peggio!» si disse Jeanne. «Ah, Dio!»

E dimentica un momento di sè, si levò il manicotto al viso, vi premette la fronte. Ah forse no, forse no! Rialzato rapidamente il capo, guardò fuori, se qualcuno l’avesse veduta. La carrozza correva veloce, silenziosa sulle ruote di gomma. Ella tornò alle sue congetture, vi si perdette a segno di non avvedersi che la carrozza si era fermata se non quando il cameriere aperse lo sportello. Discese.

L’Albacina le venne incontro sulle scale, pronta per uscire. Jeanne doveva ripartire con lei, subito. Subito? E dove andare? Sì, subito, subito, con la carrozza di Jeanne, perchè l’Albacina non poteva in quel momento disporre della propria. E l’Albacina stesse diede l’indirizzo al cameriere di Jeanne, un indirizzo ignoto a Jeanne, molto lontano. Si sarebbe spiegata in viaggio. E la carrozza riprese la corsa veloce, silenziosa sulle ruote di gomma.