Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
408 | capitolo ottavo |
lagrime per le accuse ch’erano state sparse fra i discepoli e gli amici di Piero e non da tutti respinte. Ella n’era informata da Noemi. Le accuse che riguardavano presunti amori di Piero a Jenne non eran credute, ma era invece creduto da molti ch’egli avesse in Roma relazioni segrete con una signora maritata della quale però nessuno sapeva il nome. Che fossero relazioni tanto colpevoli quanto dicevano i calunniatori non si credeva. I più fedeli non credevano neppure a un legame ideale; ma erano pochi. Una volta Noemi, nel riferire a Jeanne certe defezioni, certe freddezze, ruppe improvvisamente in pianto. Jeanne fremette, si rabbuiò; vide allora negli occhi dell’amica uno sgomento tanto supplice che, trapassando dalla collera gelosa a un impeto di affetti senza nome, le aperse le braccia, se la strinse al seno. Questo era successo il venerdì sera, la sera in cui spiravano i tre giorni concessi a Maironi per allontanarsi da Roma. Verso il mezzogiorno di sabato Jeanne ricevette un biglietto dell’Albacina. La signora del sottosegretario di Stato aspettava Jeanne in casa sua, alle due. Fu per questo invito ch’ella uscì in carrozza poco prima delle due, non curando le proteste di Carlino.
Appena la carrozza partì, Jeanne rialzò il velo,