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30 capitolo primo

lino. «Ma ora io darei metà della mia gloria futura perchè nelle nuvole si aprisse una piccola finestra con una piccola stella nel mezzo, che si potesse veder nell’acqua. Voi non sapete immaginare come mi verrà quest’ultimo capitolo. Sentite. Sul quai du Rosaire voi guardavate i cigni.»

«Ma non c’erano» interruppe Noemi.

«Non importa» riprese Carlino «voi guardavate i cigni illuminati dalla luna.»

«Ma la luna non batteva sull’acqua» fece ancora Noemi.

«Ma che importa?» replicò Carlino, seccato. E siccome Noemi osservò che allora era inutile di trascinarle attorno per Bruges a quell’ora, egli paragonò poeticamente il suo studio preparatorio, le sue note quasi fotografiche, all’aglio che in cucina serve ma in tavola non si porta. E continuò a dire dei cigni e della luna.

«Voi avete allora paragonato il candor vivente e il candor morto. Il vecchio prete viene fuori con questa squisita cosa che forse il candore vivo della giovinetta s’irradia ai suoi pensieri scolorati come i suoi capelli da un principio di morte e ch’egli si sente ora nell’anima un’alba di candore tepido. Mormora poi fra sè involontariamente: «Abisag». Allora la fanciulla dice: «Chi è Abisag?» perchè è ignorante come voi due che non conoscete chi è Abisag, il mio primo amore. Il prete non risponde, si avvia